17 Gen Il segno e la parola
IL SEGNO E LA PAROLA
Rubrica di Titti Zerega*
SALVATORE QUASIMODO
Uomo del mio tempo
UOMO DEL MIO TEMPO
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
*Titti Zerega, di formazione accademica, dipinge prevalentemente ad olio soggetti che vanno dal figurativo all’informale. Ha prodotto anche acquarelli e tecniche miste in cui entra la parola, il verso, la frase letteraria.
Ha esposto a Venezia e Roma con l’Istituto Internazionale di Grafica. Una sua opera è in Metropolis, libro collettivo d’artista, aperto a leporello ed esposto alla Biblioteca Marciana di Venezia.