10 Mar Medicina Funzionale
MEDICINA FUNZIONALE
Rubrica di Fausto Bellabona*
Ringrazio l’Amico Claudio Pozzani per l’opportunità di tornare almeno virtualmente a Genova grazie a questo blog del Festival internazionale di Poesia. Condividere artisticamente la gioventù con Claudio è stato un privilegio che mi ha accompagnato negli anni di formazione medica, anni per me travagliati perché ero diviso tra l’amore per l’arte e quello per la medicina e quando ho deciso di dare più spazio a quest’ultima l’amico Poz ha lasciato che seguissi la mia strada. Certe amicizie però non finiscono mai: hanno dei momenti di sospensione, con la vita che si frappone con le sue necessità ma poi quando ci si ritrova è come se il tempo fosse solo servito ad accrescere la stima reciproca. Ed io ne ho tanta per questo Genovese che ha contribuito a farmi amare questa città, la sua gente, i suoi piatti, le sue contraddizioni, tanto da sentirmi anche io un po’ così. Quando mi ha chiesto di parlare della medicina funzionale non potevo dire no. Ho risposto che sarò qui presente anche se spesso in giro per l’italia e oltre non più con le mie “poesie sulfuree” di cui i Poz parla nel suo romanzo “Kate ed io” ma col dirvi che la medicina non è stata tutta corrotta dal business, c’è ancora del cuore dentro ed è animata come diceva un maestro sudamericano (J.C: Payan) da una profonda “disobedienza vital”.
COSA E’ LA MEDICINA FUNZIONALE
Durante il percorso di vita di ciascuno di noi sono destinati a comparire sintomi e manifestazioni che tendono a non avere un riscontro se ci affidiamo ai comuni mezzi di indagine proposti dalla medicina autodefinitasi ufficiale. Questi sintomi catalogati con l’acronimo MUS (tradotto dall’inglese multipli e inspiegabili) possono regredire come accompagnare per anni la persona che li manifesta, fino a trasformarsi nella malattia organica, ossia nella malattia che è riconoscibile e descrivibile grazie all’alterazione degli esami del sangue e di quelli strumentali. Fermare il riconoscimento della malattia al dato anatomico di una alterazione che diviene permanente è un limite non solo concettuale in quanto una volta determinata una alterazione, se si sopravvive da questa ha origine la malattia cronica.
A partire dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso alcuni autori del mondo accademico tedesco, quindi al di fuori dei clamori e degli interessi del mondo anglosassone partirono dai sintomi definiti funzionali elaborando modelli di analisi innovativi spesso ispirati alle medicine integrate per le quali molti di questi sintomi sono un segnale da non sottovalutare se si vuole vivere a lungo ma soprattutto in salute.
Questo sparuto gruppo di medici decise di fare un passo indietro rendendosi conto che il modello scientifico, spesso assolutamente vincente sulle malattie acute (almeno fino a quando non cambiano certi aspetti come abbiamo visto con il Covid-19…) stava trascurando alcuni componenti del funzionamento corporeo per una serie di motivi anche dettati dai limiti tecnologici del tempo. Come avevano anticipato alcuni scienziati come Gyorgii (premio Nobel) il modello chimico è capace di spiegare una parte della realtà ma questo modello non comprendendo quello elettro-magnetico, impedisce di spiegare la complessità delle funzioni e dello scambio di informazioni che all’interno del corpo umano avviene con diverse modalità tutte sincrone tra loro.
La ricerca scientifica andava avanti ma nonostante emergessero nuovi modelli di lettura ispirati dai dati raccolti si osservava, proprio a partire dagli anni sessanta, un irrigidimento istituzionale, una impermeabilità alla condivisione dei nuovi concetti in quanto non solo minavano le fondamenta del modello principalmente condiviso ma mettevano in discussione le logiche di potere che ahimè abitano i palazzi della scienza.
Quello che è emerso negli ultimi decenni è stata una iperspecializzazione della medicina che ha reso di fatto quasi impossibile potere avere una visione d’insieme. La mancanza di un modello concettuale condiviso che unisca le varie anime della ricerca medica impedisce di fatto che la scienza possa completamente trionfare laddove soprattutto la si percepisce come un’organizzazione al servizio del mero guadagno. Ogni nuova scoperta quando non inseribile nel modello condiviso è stata ignorata o combattuta aspramente dividendo il mondo della medicina in fazioni spesso percepite come operanti non in modo disinteressato.
In questo contesto non unificato si è sviluppato il modello unificante che mi ha visto tra i promotori: la medicina funzionale regolatoria che in Italia fino a due anni fa è stata portata avanti dalla SIMF (società italiana di Medicina Funzionale) ora trasformatasi in AIMF Health come richiesto dal ministero della salute onde rispondere alle esigenze di formazione e aggiornamento con le nuove regole giustamente richieste dalle istituzioni. Questo modello nasce dalla profonda esigenza di creare una piattaforma fra le conoscenze scientifiche anche quelle come la cibernetica e l’informatica che apparentemente sembrano stare al di fuori dei laboratori tutti animati da germi e provette.
In Medicina Funzionale descriviamo il corpo umano come un insieme organizzato di cellule che scambiano costantemente una enormità di informazioni: il modello anatomico viene riletto sulle basi dell’idea di un web vivente che adatta costantemente le sue connessioni con il modificarsi delle situazioni interne ed esterne al sistema.
Secondo noi il modello chimico, profondamente connesso con la fisica newtoniana, fa parte delle strategie di comunicazione, è molto preciso e tuttavia troppo lento per gli scopi del sistema vivente che deve reagire in modo veloce agli input che gli giungono dal mondo esterno. La cellula viene quindi inserita in una rete cibernetica quantistica in cui emergono regole informatiche la cui applicazione comincia con un tessuto detto matrice extracellulare di cui ho scritto i principi funzionali in diverse pubblicazioni (La Matrice extracellulare in Medicina Funzionale L’arte dell’equilibrio biologico, Named ed. 2015 e inoltre La matrice extracellulare, la salute tra le cellule in Scienza e conoscenza n°73 – Luglio 2020).
La matrice extracellulare permette certamente gli scambi nutrizionali tra le cellule e l’eliminazione di tossine, ma è anche il mezzo che controlla il traffico tra le interazioni cellulari gestite dagli ormoni e segnali ancora più veloci che vanno oltre l’elettrochimico per sfociare nell’ondulatorio: senza le comunicazioni ultraveloci permesse da modelli diversi da quello chimico la vita sarebbe impossibile.
Nuovi studi, anche quelli per cercare di trovare nuove vie alla cura dei tumori (Prof. Stefano Fais), mostrano che diventando capaci di interagire con la fisiologia della matrice extracellulare si possono trovare nuove modalità terapeutiche che darebbero nuova speranza soprattutto alla realizzazione della longevità in salute.
Il funzionamento del corpo è visto a partire da quello cellulare come un insieme in cui sono riconoscibili due fasi comportamentali che si alternano tra loro.
La fase di veglia si alterna a quella di sonno ed entrambe sono rappresentative di microfunzioni bifasiche che hanno fatto intuire un modello che è alla base della formazione medica nella scuola di medicina funzionale che dirigo da anni.
In questo modello ad esempio nessun ormone viene valutato da solo ma viene studiato come espressione di una bilancia in cui prevediamo almeno due poli che tendono all’equilibrio quando si è in salute. In caso di malattia dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a questa visione polare per riportare l’equilibrio proprio tenendo conto di relazioni che per la medicina moderna sono ancora trascurate. Negli anni ho elaborato un modello di spiegazione delle relazioni tra gli ormoni che ho definito equazione ormonale: gli ormoni della veglia che coincidono con quelli della risposta allo stress (adrenalina, ormone tiroideo, cortisolo e alcuni ormoni sessuali) sono controbilanciati da quelli del recupero (ormone della crescita, insulina, altri ormoni sessuali) e come la salute rappresenta l’equilibrio tra i due opposti dell’equazione, la malattia si esprime con un disequilibrio a vantaggio di una componente con deficit dell’altra.
La visione bifasica delle funzioni del corpo si traduce in un modello in cui tutto ciò che interagisce con le parti ha un effetto biologico che si traduce con specifici comportamenti dei tessuti e degli organi e con l’esaltazione o la limitazione di certe funzioni. La malattia diventa quindi espressione del blocco dell’intero corpo o di parti (organi) in una certa fase funzionale. Parliamo di blocco catabolico in cui determinati tessuti si consumano, si ulcerano, fanno lesioni dovute al prevalere dello stress ossidativo e dell’infiammazione di basso grado e di blocco catabolico in cui osserviamo fenomeni opposti assolutamente ben descritti nelle fasi in cui il corpo esaurite le sue funzioni manifesta alterazioni anatomiche.
Questi blocchi non sono anomalie ma espressione di un tentativo da parte del corpo di rispondere in modo adeguato ad un input esterno: abbiamo elaborato varie modalità di gestione per superarli, consci del fatto che il comportamento delle parti è comunque deciso dal cervello che vediamo come un computer ordinatore rispondente agli stimoli consci o inconsci attraverso il sistema nervoso autonomo.
La Medicina Funzionale ha chiarito, almeno a se stessa, che tutto comincia dalla percezione di uno stimolo esterno (basti pensare all’alternanza Luce/Buio ed ai suoi effetti sui ritmi ormonali e l’espressione dei geni) che chiamiamo stressore perché induce un processo di attivazione e cambiamento, prosegue con una interpretazione basata sui “data base” presenti nelle memorie consce e soprattutto inconsce, continua con l’elaborazione di un modello di risposta che influenza contemporaneamente strutture cerebrali, ghiandole e cellule periferiche che daranno origine alla risposta che sarà rimodulata a seconda della relazione con lo stimolo esterno.
La cosiddetta malattia è questa risposta che per una serie di ragioni non riesce a riportare il processo di cambiamento ad una situazione ordinata.
Nel proseguo di questo Blog cercherò di dare alla malattia un senso funzionale, perfino un significato simbolico come intuitivamente ha descritto Jodorowsky.
Se la si comprende sono possibili dei percorsi logici di correzione anche farmacologica ma non solo che a mio parere diventeranno la nuova via per correggerla e soprattutto per evitarla.
Parleremo in modo nuovo, aperto alle esperienze del passato della via non necessariamente farmacologica alla prevenzione, facendo diventare l’alimentazione, l’uso della fitoterapia, degli enzimi, delle vitamine fattori essenziali da affiancare alla corretta attività fisica, agli esercizi di meditazione, alla pratica della sessualità e della vita sociale. Discuteremo di come agire nella fase funzionale acuta, ma la stessa modalità sarà applicabile nella gestione della malattia cronica di fatto migliorando la relazione corpo-farmaco, ottimizzandone l’azione attraverso passaggi ad es. nutrizionali codificati e riducendo i rischi di effetti indesiderati.
Parleremo delle varie terapie funzionali, la terapia di informazione biofisica, la terapia neurale, l’ossigeno-ozonoterapia e le loro possibili integrazioni con quanto di norma la medicina accademica propone.
Per darvi una visione più globale inviterò svariati funzionalisti a mettere il loro punto di vista, perché la medicina funzionale è una medicina in evoluzione continua, una medicina che non trascura nessuna voce anche delle passate medicine, le quali in fin dei conti hanno spiegato alcuni sentieri della via della salute e spesso hanno degli elementi di validità che non sono da ignorare ma da ascoltare perché se anche crediamo di essere detentori della verità questa è solo un cristallo su cui essa si specchia.
*Il Dr G. Fausto Bellabona vive e opera a Olbia(Ot), diventa Medico a Genova e tornato in Sardegna si specializza in Medicina Generale. E’ dal 2004 Docente di Medicina Funzionale Aimf Health, Direttore Scientifico della Scuola Aimf Health per farmacisti, Docente dell’Accademia e del Master di Medicina Funzionale, si occupa di terapia Neurale, Ossigeno-ozonoterapia, terapie di Informazione Biofisica. E’ iscritto nei registri per le medicine non convenzionali nell’ordine dei medici di Sassari. E’ tra i fondatori della AMBB associazione scientifica che si occupa di Medicina Quantistica. Ha scritto diversi articoli su riviste mediche di settore, coautore di 3 testi medici di medicina funzionale, ha al suo attivo oltre 7000 ore di lezioni frontali di medicina funzionale.