25 Mar Poevisioni
POEVISIONI. Il cinema ritrovato
Rubrica di Maurizio Fantoni Minnella*
IMPROVVISO: GEOMETRIA DEL CAOS
Una giovane donna di Cremona parte per un lungo viaggio verso Liverpool per vendicare la morte del padre, ucciso da un tifoso della squadra della città inglese durante la famosa partita di calcio giocata a Bruxelles e finita in tragedia.
Ma Liverpool è anche la città dei Beatles, del mito intramontabile dei sixtieen.
Suo padre stesso era un fan dei Fab Four. Una prima polarizzazione è data dai due opposti: la musica e la vendetta.
Il viaggio in automobile della protagonista è commentato da un brano beatlesiano And I Love Her che infonde alla lunga sequenza una non celata malinconia. A questo punto si inserisce un nuovo elemento: la spider, un’Alfa Romeo Giulietta bianca che fu del padre e che la giovane donna decide di restaurare proprio in funzione del viaggio.
Questo ci riporta indietro agli anni sessanta, alla leggerezza “prima della rivoluzione” appunto, con riferimento obbligato a Il sorpasso di Dino Risi, ma ancor più in senso letterale al film di Luciano Salce La voglia matta, dove un attempato Ugo Tognazzi guida una Giulietta identica a quella usata dalla protagonista dell’ingiustamente dimenticato film di Marco Tullio Giordana, Appuntamento a Liverpool, 1988, dove l’inquietudine esistenziale si converte in stile, ricordando l’opera d’esordio Maledetti vi amerò.
La Liverpool mostrata è prevalentemente quella portuale degli slums e quella delle casette a schiera proletarie. Spesso misteriosa e notturna.
Per portare a compimento la sua vendetta essa arriva perfino a scambiare con uno strozzino la spider tanto preziosa per una pistola. La vita per la morte.
Per la seconda volta incontra il giovane assassino del padre, un taxista a cui chiederà di condurla in Beatle Street, di fronte al Cavern Club, locale dove è iniziata la parabola beatlesiana, che è chiuso da tempo.
Qui il taxista, facendosi beffa di lei e dei Beatles, imita la chitarra di All you need is love dicendo: che te ne importa dei Beatles, tanto tu non eri ancora nata.
La pistola s’inceppa e dunque, la prossima volta sarà la giovane donna, non più innocente, ad aspettare l’assassino davanti alla sua casa, in una mattina dai colori lividi.
Sembra che sia davvero la pesantezza a vincere sulla leggerezza, proprio come nella leggendaria partita tra Liverpool e Juventus in quel lontano 2005.
Questo segna metaforicamente il passaggio, cui il regista milanese è particolarmente sensibile, dagli anni sessanta alla violenza dei settanta.
Una contrapposizione diffusa e oggi vincente per chi rifiuta per definizione di pensare a una società più complessa e articolata che abbiamo troppo in fretta dimenticato.
Quando, nella sequenza finale, sembra definitivamente prevalere l’istinto di vendetta e di morte, la giovane donna, di fronte alla presenza di una bambina che l’uomo sembra tenere per mano, sceglie la vita per sé e per l’altro perché, sebbene sia un assassino e ignori la grandezza dei Beatles, ha, forse, anche lui, bisogno d’amore…!.
*Maurizio Fantoni Minnella è uno scrittore, saggista e documentarista italiano. Instancabile viaggiatore, ha realizzato oltre trenta documentari su biblioteche nel deserto, lavori notturni, problematiche mediorientali, storie di quotidiana resistenza e molti altri universi sociali, culturali, umani.